I marchi di grandi magazzini a Londra come Topshop e Co. sono la fotografia di una crisi che già in questo 2021 potrebbe rivoluzionare il fashion retail.
La crisi del modello dei grandi magazzini è iniziata già prima della pandemia. Lo scorso 25 Gennaio è dai marchi inglesi del fashion retail che qualcosa ha iniziato a muoversi: Debenhams è stato acquistato Boohoo, che ne ha preso stock e marchio precisamente.
Lo stesso epilogo è stato quello dei quattro marchi del gruppo Arcadia, tra cui Topshop, che è stato acquistato dal fashion retailer online Asos. Sono quindi rimasti i negozi fisici di questi grandi marchi, la cui fine con la pandemia ancora in corso appare appesa ad un filo.
Grandi magazzini negli Stati Uniti: anche Macy’s in crisi
Un altro grande nome che in questo 2021 ha annunciato un piano che prevede la chiusura di 30 negozi fisici è Macy’s, un segnale che fa riflettere sulle scelte e il destino che interesseranno i grandi giganti storici della distribuzione a livello mondiale.
Onuma in Giappone, Neiman Marcus negli USA, Printemps in Francia, sono altri grandi nomi costretti già a chiudere alcuni dei loro store. La pandemia con i suoi lockdown e la lenta diminuzione dei visitatori e consumatori nei negozi fisici, non ha fatto che amplificare una situazione che già nel 2020 aveva iniziato a prendere forma, minacciata dallo shopping online.
Negli Stati Uniti gli analisti hanno già iniziato a parlare di un collasso totale, che porterebbe alla chiusura di gran parte dei negozi all’interno dei centri commerciali, luoghi sempre meno visitati e graditi al pubblico data l’emergenza sanitaria. Ecco perché marchi grandi come Macy’s devono pensare ad un nuovo modello.
Fashion retail 2021: come i grandi colossi cambieranno modello
Ciascun marchio quindi dovrà pensare ad un piano b che gli permetta di sopravvivere. Il Ceo di Macy’s ad esempio ha pensato di guardare alla propria rete in maniera differente, puntando su aperture di negozi focalizzati nei piccoli centri: “La nostra intenzione è quindi quella di cambiare la composizione della nostra base di negozi, in modo da effettuare col tempo una transizione fra i negozi chiusi nei centri commerciali e l’apertura di negozi di dimensioni più piccole fuori dai centri commerciali, che si tratti di un concept a prezzi scontati o di mini-Macy’s“.
Il modello quindi legato strettamente alla capillarità degli store nei centri commerciali sembra quindi vedere presto il suo tramonto, e se prima si ragionava su una clientela globale, forse la nuova prospettiva può essere proprio quella di concentrarsi su una dimensione locale.